Radio autogestita genovese,
ascoltaci in AM alla frequenza 1359 kHz o in streaming su uno di questi link. Buon ascolto!
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Laboratorio Sociale Occupato Autogestito
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Il 14 Agosto del 2018, a Genova, non è successa una tragedia ma una strage, una strage di stato. Uno stato che, governo dopo governo (compreso quello attuale), porta avanti da anni lo smantellamento di tutto quello che è pubblico, sostituendo benessere e sicurezza di tutti con profitto e interesse di pochi. Privatizzazioni dapprima volute e successivamente mantenute barattando obblighi di manutenzione con guadagni.
Il partito delle privatizzazioni ha esponenti ovunque, in Regione, in Comune. Infatti i soldi di Autostrade per l’Italia li hanno in tasca molti partiti, sappiamo anche però che Atlantia o la famiglia Benetton non sono migliori ne’ peggiori di quelli con cui oggi vogliono sostituirli. Non basta ritirare le concessioni a una società: ciò che va cambiato è il sistema che ha generato questa strage, perché quando la logica è il profitto i risultati sono quelli che abbiamo visto a Genova o tra le macerie dei terremoti, fra le lamiere dei treni in Puglia,o fra i binari della strage di Viareggio. Servizi e sicurezza non possono essere delegati: devono essere pubblici e sotto controllo popolare.
Su quel ponte oggi trasformato in passerella ci saranno alcuni con le mani sporche del sangue delle 43 vittime innocenti di questo sistema scellerato. Vogliamo pensare che Genova non dimenticherà questa strage noi sicuramente non lo faremo poichè nessuno di noi ha aperto un giornale per sapere ciò che è successo, nessun tweet da politicante ce lo ha spiegato. Alle 11.36 del 14 agosto sappiamo tutt* dove eravamo e cosa facevamo perché quello che è successo a Genova lo abbiamo vissuto.
Mentre un silenzio di rabbia e paura ci stringeva la gola, qualcuno già urlava nel tentativo di ammaestrare una rabbia che nel nostro silenzio cresceva trattenuta solo dal rispetto verso chi,sopra quel ponte o sotto, ha perso la vita o gli affetti.
Oggi quel silenzio non ci basta più, oggi quel silenzio sarebbe complicità coi colpevoli, e sono tanti, su quella passerella!