La Buridda è di nuovo ufficialmente sotto sgombero

Ci risiamo, la Buridda è di nuovo ufficialmente sotto sgombero.

Lo apprendiamo direttamente dai giornali, con articoli che ci fanno capire le intenzioni del rettorato.

Per il caro Magnifico Rettore Delfino semplicemente noi non esistiamo.

20 anni di incontri tematici, di approfondimento sulle questioni internazionali, mostre, presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche con festival annessi, rappresentazioni teatrali, concerti, laboratori aperti a tutt*, apertura di spazi inutilizzati, formazione condivisa, sostegno a popoli oppressi, lavori artistici, e molto altro vengono ignorati come se non avessero avuto nessun peso o ricaduta sul tessuto cittadino genovese. 20 anni di autogestione, liberi dalle logiche della mercificazione dell’esistente, non vengono minimamente presi in considerazione.

La scusa, neanche tanto nuova, è quella di realizzare 66 nuovi posti letto, a costi spropositati, in un nuovo dormitorio, in contrapposizione ad una Università che affronta un continuo calo degli iscritti e che, invece che supportare economicamente l’autonomia del proprio studentato, li chiude in residenze controllate con regole e orari a prezzi fuori mercato.

La verità è sprecare i fondi del P.N.R.R. e liberarsi una volta per tutte del Buridda, come ha sempre voluto il nostro Sindaco-doge, il super commissario Marco Bucci.

Questa decisione non ci sorprende, abbiamo già visto in via Bertani come e perché si realizzano gli studentati a Genova: 6000 mq ancora vuota da 10 anni!

Nella visione di città futura della giunta in carica, che si sposa con il progetto di Delfino, Rettore dell’Università di Genova, non ci sarà spazio per le nuove generazioni.

Tutto sarà pensato per chi Genova la vivrà solo di passaggio. Una città vetrina, mordi e fuggi, già preconfezionata, instagrammabile ma non vivibile per chi la attraversa e la vive ogni giorno.

Vedremo croceristi entusiasti passare alto sulle nostre teste usando la funivia, ricche famiglie annoiate che si precipitano al Waterfront per il weekend vista mare, giovani studenti universitari relegati in studentati mono-porzione totalmente disconnessi dal circostante, dal reale, dal contesto sociale.

A noi, abitanti della città di sotto, non resterà che abituarci ad essere delle semplici comparse sullo sfondo, silenziose, remissive, senza servizi, senza diritti, senza spazi di incontro, senza diritto di libera espressione, destinati a vivere in una città grigia che tutti gli altri vedono a colori.

Ma noi mai accetteremo questa narrazione! Vogliamo gridare a gran voce e nel modo più assoluto che non siamo intenzionate e intenzionati ad arrenderci a questa visione di futuro. Continueremo a lottare e a rilanciare le lotte, saremo presenti a tutte le iniziative che si daranno l’obbiettivo di rovesciare il punto di vista, per la costruzione di una città vivibile per tutte e tutti.

Non ci faremo intimidire da chi dietro alla sua carica istituzionale si arroga il diritto di decidere della nostra esistenza, da chi pensa che riempire la città di supermercati distruggendone il tessuto socioeconomico sia una buona idea, da chi privatizza la sanità obbligandoci a tempi di attesa infiniti e spese spropositate per curarci, da chi pensa che la cultura debba per forza avere un valore economico.

Quello che ci siamo presi è solo una piccola parte di quello di cui abbiamo bisogno, e siate cert* che continueremo a lottare per ottenere quello di cui abbiamo diritto : spazi vitali nella città che ci appartiene.

Le compagne e i compagni del Laboratorio Sociale Occupato e Autogestito

Lsoa Buridda

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