Dalla cura del welfare al reddito di quarantena – Intervista a Sandro Mezzadra

Stiamo assistendo a qualcosa di inedito nella storia recente. Sotto ogni aspetto stiamo navigando a vista quotidianamente e ciò che scriviamo oggi può essere smentito domani, il mondo a cui ci adattiamo è in continuo mutamento nella sua apparente immobilità. Le generazioni nate dalla fine degli anni ’70 ad oggi sono più o meno abituate a mutamenti continui e vivere la precarietà come normalità in ogni aspetto del quotidiano.

Purtroppo siamo ancora all’alba di una crisi che avrà degli effetti economici importanti, ma anche in questo caso viviamo un inedito contemporaneo: per la prima volta la crisi avrà origine nell’economia reale e non nelle speculazioni della finanza, mettendo in evidenza quanto sia fondamentale dell’attuale forma del sistema capitalista il continuo movimento di merci e capitali. Bloccando queste cinghie di trasmissione si genera quindi il blocco anche dell’accumulo generato dallo sfruttamento del Lavoro.

L’attuale sistema neo liberista esisterà anche post-pandemia, ma mutato e ciò che viviamo oggi è da intendere, usando una metafora poco simpatica, come un laboratorio in cui il sistema sperimenta forme di controllo e gestione della crisi che possono rivelarsi “utili” nell’immediato futuro.

In Italia si sta facendo un esperimento senza precedenti sul terreno del controllo sociale. Il problema non è quello di mettere in discussione le misure che sono state prese, ma ragionare su come elementi di conflitto e lotte, dispiegandosi all’interno dello stesso campo definito dalla pandemia, riescano ad agire in direzione contraria alle tendenze all’autoritarismo che in una situazione come questa sono un rischio tangibile.

Nella società e nel lavoro la pandemia ha drammatizzato le contraddizioni e le disparità che la precarietà genera da decenni. 

I terreni di lotta che stanno emergendo oggi non possono prescindere dalla riappropriazione e dello sviluppo pubblico del welfare. In primis la sanità non potrà continuare ad essere oggetto di tagli ma di investimenti. Tale concetto si estende anche all’istruzione (scuole e università);  ridiscutere le linee generali di sviluppo dei sistemi educativi del paese, messi sotto durissimo stress in questi giorni, sarà la sfida del post emergenza.

Nel lavoro sicuramente spiccano le rivendicazioni operaie di blocco della produzione, ma emerge la totale solitudine di un mondo sempre più ampio. La sfida è e sarà pensare ad un sindacalismo sociale per superare i limiti di rappresentanza dei milioni di lavoratori a partita iva, intermittenti a chiamata etc.

La pretesa, da parte di più soggetti, di un reddito di quarantena è l’inizio di una ricomposizione delle figure sopra elencate. Tale ricomposizione non può che ripartire dai bisogni, dopo anni di polverizzazione dei diritti messe in atto da tutti gli attori delle politiche concertative. 

Il sistema di identificazione e respingimento dei migranti, assimilato ormai a quello carcerario,  non più è degno di essere chiamato di accoglienza ; ad oggi entrambi diventano  una bomba a orologeria per  contagio e rivolte. È evidente come questo non possa essere più sostenibile se non per chi continua a speculare fomentando odio.

Ascolta l’intervista a Sandro Mezzadra tratta dalla 2° assemblea radiofonica di RadiogrAMma.

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