Divorzio all’italiana (1961)

DOMENICA 23 DICEMBRE 2018 DALLE ORE 21:00

Invaghitosi della cugina sedicenne Angela (Stefania Sandrelli), il barone Ferdinando Cefalù (Marcello Mastroianni) escogita un piano per liberarsi della moglie Rosalia (Daniela Rocca). La legge del tempo che prevede una pena ridotta per il delitto d’onore, di fatto giustificando il femminicidio da parte del marito tradito e ‘disonorato’ (Art. 587 c.p.), consente a Fefé di incastrare la consorte, spingendola a trovarsi un amante e coinvolgendo nel suo piano un suo spasimante, del tutto ignaro delle reali intenzioni del marito di Rosalia…

Questo classico della commedia all’italiana affronta un tema difficile per l’epoca, che rimane irrisolto dal punto di vista legislativo fino al 1981, anno in cui il delitto d’onore perde le attenuanti giuridiche. Il famigerato Articolo 587 rimane quindi in vigore per ben undici anni dall’approvazione della legge sul divorzio nel 1970 (riconfermata col referendum del 1974).

Una commedia amara da rivedere adesso che, a oltre mezzo secolo dopo, il ddl Pillon ha rimesso in discussione l’accesso al divorzio per tante donne che oggi in Italia sono sempre più esposte alla violenza per mano di ‘uomini’ chiusi nella stessa mentalità patriarcale che anima Fefé.Divorzio all’italiana, diretto dal regista genovese Pietro Germi, fu presentato in concorso al Festival di Cannes 1962 dove vinse il premio come miglior commedia e ottenne tre candidature all’Oscar, vincendo la statuetta per la migliore sceneggiatura originale.***


Vale la pena riportare il testo della legge sul delitto d’onore che era stata promulgata dal regime fascista negli anni ’20. Codice Penale, Articolo 587
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

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