Radio autogestita genovese,
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Laboratorio Sociale Occupato Autogestito
Laboratorio Sociale Occupato Autogestito
Torna come la peste la festa piĂą irriverente dell’universo, quest’anno in versione indecorosa, per chi non sapesse di cosa stiamo parlando di seguito un piccolo saggio del famoso antropologo Adriano Pappalardo 🙂
Disquisizione sul Toga Party
(de togarumparty)
Alcuni indicano la data di nascita del toga party alla fine degli anni 70 nei college americani, venne effettivamente lanciato a livello di massa in quel periodo grazie al film Animal House con Jonh Belusci. Più precisamente la leggenda vuole che il produttore di quel film sperimentò questo tipo di festa nel collegio maschile Whidden Hall della McMaster University.
La sua diffusione fu immediata e travolgente grazie alla facilitĂ Â nell’organizzazione, sia dal punto di vista tecnico, bastano due casse e un po’ di dischi; sia dal punto di vista scenografico, necessita di un bel po’ di vecchi lenzuoli e di qualche foglia di alloro o simili.
Da qualche anno il toga party è approdato a Genova dove masticato digerito e contaminato è diventato appuntamento fisso di liberazione, autogestione e autosuggestione. Ormai un fenomeno sociale che si ripercuote sulle menti e sui fisici dei partecipanti, una evoluzione immateriale e materiale dell’essere umano. Sembra esagerato?
Allora proviamo a pensare singolarmente agli ingredienti del toga party…
Metti una sera. una sera qualsiasi: per un toga party nn c’è bisogno di ricorrenze, infatti nel momento stesso in cui viene lanciato diventa da sĂ© una ricorrenza, una festa “comandata”.
Aggiungi uno spazio liberato, autogestito, occupato: può essere un centro sociale, una scuola o universitĂ , il ministero, palazzo Tursi o semplicemente una piazza: basta che segua le tre caretteristiche sopraelencate. Certo la libertĂ va conquistata, partecipata condivisa…un po’ come la cultura insomma.
Di organizzazione e scenografia si è giĂ accennato in precedenza, ma è bene approfondire: nel togaparty non è necessario il gruppo musicale famoso, il dj giamaicano da 5000 euro a serata o il vip da disco, basta avere tanta voglia di far ballare i convitati con tanta tanta buona musica. la musica è li diponibile da anni, sano trash della fine del secolo scorso. Attualmente si consiglia di usare cd masterizzati o mp3 scaricati gratuitamente da internet sempre per avere la giusta miscela di condivisone e gratuitĂ . In quest’ottica chiunque può salire in pedana con un pezzo che gli piace o per proporre un suo disco.
La scenografia. Sicuramente la parte più importante della festa nulla è più comodo di una toga, via gli inutili abiti di marca o di finta marca; nel toga party come novelli san franceschi ci si spoglia dei beni materiali quotidiani per unirsi in una comunione di corpi intrecciati dai fili delle lenzuola.
Si consigliano lenzuola di flanella della nonna per i toga invernali invece quelle di cotone o anche semplici coprimaterassi per l’estate (colore a scelta). Non bisogna dimenticare che la toga non avendo le tasche è per eccellenza l’abito dei nostri tempi: tempi di crisi. Una crisi che noi, adepti del Toga, non vogliamo assolutamente pagare anche perchè non abbiamo un euro in tasca anzi in questo caso non abbiamo proprio le tasche.
Bene ora abbiamo tutti gli ingredienti: responsabilitĂ , liberazione, autogestione, gratuitĂ partecipazione collettiva, condivisione. Innaffiate il tutto con gin tonic a piacimento e un pizzico di incensi od oli profumati alla canapa o cannella.
In un ambiente così essenziale il convitato trova la sua essenza, il suo essere un animale sociale in coesistenza e apparteneza ad una comunità allargata di togati consapevoli e colpevoli di esistere. Peccato che, come in una trance collettiva, pochi se lo ricordino i giorni a seguire, si avrà solo una lontana eco di ben essere e come sottofondo un coro ritmato che fa: TOGA TOGA TOGA!!!