Testimonianze dalla quarantena: Lavoratore di Poste Italiane

pubblicato da Genova Antifascista

Sono un lavoratore di Poste Italiane, con mansioni di corriere e di portalettere.

Un lavoro svolto da decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici in tutta Italia in maniera capillare. A noi si aggiungono i dipendenti degli uffici postali, quelli che in questi giorni si riconoscono per le infinite code all’esterno.

Il nostro lavoro è stato considerato “essenziale” sebbene, nei fatti, sia un lavoro ad alto rischio, perché ci rechiamo tutti i giorni nei portoni di tutta la città e nelle aziende e uffici ancora aperti. Di conseguenza siamo particolarmente esposti al rischio di contagio ma allo stesso tempo siamo potenziali diffusori del contagio.

Eppure paghiamo il prezzo della scelta politica di non fermare la produzione e tutte le filiere di servizi non prettamente essenziali e necessari, per difendere le quote di mercato, i profitti e i proventi finanziari di azionisti e amministrazione, come molti altri lavoratori di altri settori.

Perché non credo sia essenziale portare la pubblicità di “Padre Pio”, come non credo siano essenziali gli atti giudiziari di procedimenti che al 90% sono bloccati proprio per l’emergenza o i pacchi delle piattaforme amazon e wish con ogni possibile cagata all’interno.

Ma non c’è solo questo!

La più grande azienda misto pubblico-privato d’Italia, con 130.000 dipendenti, 1miliardo e mezzo di utile in un anno e miliardi di fatturato fatti sulle nostre spalle, in una situazione di emergenza sanitaria non è in grado – visto che ci costringe a lavorare – di fornirci basilari e doverosi DPI.

Ci hanno dato una mascherina FFP2, ed abbiamo la stessa da due settimane. Poi ci hanno portato una mascherina sostitutiva, ma era una striscetta di tessuto non tessuto, neppure larga a sufficienza per coprire bocca e naso assieme, che dopo 2 ore di lavoro si distrugge.

Non sono stati in grado di fornirci i guanti nelle diverse misure, così dobbiamo arrangiarci con quelli che trovano i direttori sul mercato.

Non sono stati in grado di fornirci un flacone tascabile di igienizzante a testa, usando un solo flacone per tutto l’ufficio da gestire con parsimonia.

Le sanificazioni degli uffici e dei mezzi arrivano solo ora dopo 2 settimane di crisi sanitaria.

Non è un caso che siano decine e decine i contagiati tra i nostri e le nostre colleghe e che ci siano già stati 2 morti a Bergamo per Covid19.

Siamo la loro carne da macello, in pasto al virus, per miseri salari. Vogliamo il blocco totale subito, perché la nostra salute vale più dei loro profitti.

Ascolta l’intervista registrata durante la 3° Assemblea Radiofonica Radiogramma:

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