Chi siamo

Il laboratorio sociale occupato autogestito Buridda è uno spazio orizzontale, attraversabile e realizzato da persone di ogni età, coesi nell’intento di dotare la collettività di uno spazio libero e gratuito nel fine di promuovere informazione alternativa, condividere progetti, conoscenza e cultura a tutti i livelli.

E’ denuncia della condizione sociale attuale che utilizza il paradigma del tutto è possibile, (ma anche irrinunciabile), per influenzare in maniera subliminale le persone.
L’unica soluzione sembra essere lavorare sempre di più, migliorare continuamente le prestazioni, raggiungere il successo e stressarsi al punto da dover cercare consolazione nel cibo, nello shopping, negli svaghi preconfezionati.

Cosa manca? Il tempo. Per fermarsi a pensare, a coltivare i propri talenti, a chiedersi anche solo perché lo stiamo facendo, se sia utile e a cosa, se sia gratificante o umiliante e dove ci stia portando.
E’ triste e ironico pensare che la carriera, le vacanze, le esperienze vengano illusoriamente farciti delle loro derivazioni idealistiche: libertà, bellezza, amore… la prospettiva del tutto a portata di mano per tutti è spaventosamente perfetta: da una parte garantisce continuità alla crescita economica indiscriminata, dall’altra controlla intere popolazioni attraverso il loro totale asservimento al lavoro.
La nostra scelta è di insinuare un ragionevole dubbio che le cose vadano già bene così, e provare a fare qualcosa per cambiarle.
E’ esigenza di evincersi dal meccanismo di lamentela sterile e pessimismo cronico e sostituirli con consapevolezza e possibilità.
E’ creare un percorso replicabile, non solo atto a risolvere i nostri problemi, ma a rendere coscienti gli altri che sia possibile emergere dal individualismo per il diritto gratuito alla vita. E’ capire il peso del collettivo rispetto al individuo, e contemporaneamente arricchirsi della diversità che ciascun singolo vi apporta, con le sue peculiarità, con la sua storia, con il suo intento e le sue conoscenze.
E’ mettere il valore del sapere al primo posto, per confrontarsi e ritrovarsi, sconfiggere l’ignoranza e l’apatia e capire i meccanismi del mondo in cui viviamo al fine di sviluppare vera libertà fuori delle logiche restrittive della società.

Perché occupiamo? L’occupazione è controversa perché è di per sé un atto violento. Lo abbiamo deciso con consapevolezza e ne abbiamo più volte discusso.
Ci siamo presi una “licenza etica” in un contesto in cui la violenza è legittimata solo se perpetrata attraverso lo Stato, anche quando non è accettabile.
Lo Stato ha costruito e abbandonato strutture che sono chiuse e vuote da decenni, mentre nella società non ci sono spazi liberi e gratuiti per sviluppare aggregazione, cultura, creatività.
Quando la normativa è sbagliata, perché costituita in base al valore economico che ne deriva, bisogna avere la capacità di guardare, riconoscerne l’errore e prendersi la responsabilità di cambiarla.
La legge, così come l’evoluzione umana è in itinere: dobbiamo analizzare il passato, per comprendere il presente e immaginare il futuro.
In questo senso, la conoscenza e la condivisione, che si costruiscono in spazi come la Buridda, sono un dovere senza tempo nei confronti dell’umanità, più alto della legalità in quanto tale, relegata alla scelta temporale di un governo piuttosto che del successivo.

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